Paolo Albani
Il curatore di un’antologia della
poesia verbo-visiva italiana mi chiede una breve dichiarazione di poetica, non
più di dieci righe. Una dichiarazione di poetica scritta da me? Devo scrivere su
di me? Oddio. Panico. Non so che dire, non mi viene niente di sensato, di
appropriato. Non faccio lo snob. Davvero. È la pura verità. C’è un
bellissimo libro di Natalia Ginzburg che s’intitola È difficile parlare di
sé, pubblicato da Einaudi nel 1999. Quanta ragione ha da vendere la Ginzburg.
Che poi, sempre lei, la Ginzburg, nel 1970 aveva pubblicato un altro
libro Mai devi domandarmi, che fa proprio al caso mio, con tutto il
rispetto e la stima per chi, rivolgendosi a me, ha formulato la richiesta, cioè
scrivere una dichiarazione di poetica. Sembra uno scherzo. Nel 2001 ancora la
Ginzburg pubblica Non possiamo saperlo, che riassume alla perfezione, in
estrema sintesi, appena tre parole, quello che anch’io non so a proposito della
mia poetica. E di nuovo mi soccorre la Ginzburg con il libro Vita immaginaria
(1974), perché è pur vero che spesso si sogna una vita che non si ha, più
gratificante di quella reale. Ecco, alla
fine, la mia dichiarazione di poetica l’ha scritta la Ginzburg per me, con i
titoli di alcuni suoi libri. Grazie Natalia.
settembre 2021 _________________________________________
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