Paolo Albani
LA CRITICA COME TELEGRAMMA
  (1)

Danilo Sorgi, La notte porta consiglio, Salerno, Editrice Nuova, 2002.
Romanzo sonnacchioso sul tema imponderabile e drammatico delle scelte fatte al buio.

Mario Palumbo, Da qui a lì, Roma, Il Punto, 2002. 
Riflessione critica sulla dinamica dei movimenti brevi, un aforistico sguardo sul post-moderno visto da un irriducibile sedentario.

Francesco Noto, A meno che non sbocci un tuo sorriso, Lugano, M. Astolfì & E, 2002.
Poesie d'amore segnate dallo stesso tenero e sospiroso ìncipit: «A meno che...».

Paolo Arrighetti, Qui lo dico e qui lo nego, Firenze, Monostampa, 2002.
Un arguto e pungente pamphlet contro il «pensiero unico» e le filosofie del «sì» e del «perché no?».

Jacob Michael Ruhmkorf, Tagebücher 1874-1911 (Diari 1874-1911), München, Piper, 2002. 
I ricordi pruriginosi di un farmacista non laureato che scandalizzò i benpensanti tedeschi dell'epoca.

István Kazinczy, Le cadute dal trapezio nel circo equestre ungherese, Milano, Ridolfì, 2002.
Una ricostruzione delle alterne fortune del «trapezismo» magiaro, condotta da uno dei massimi studiosi della materia.

James Craig, The girl smoke like a chimney (La ragazza fuma come un turco), London, Drew, 2002.
Romanzo d'esordio sull'educazione sentimentale di una ragazza che vuole smettere di fumare e finisce sul marciapiede.

Ernst Krameir, Buch der Wendungen (Il libro delle svolte), Köln, Hegner, 2002.
Saggio di antropologia politica sulla controversa figura del «voltagabbana» nell'Europa post-comunista.

Jean Lecouvreur, Avec un soupçon de cognac, Paris, Hazan, 2002.
Poliziesco senza delitti e colpi di scena; un thriller scivoloso come una telenovela.

Theodor Sternheim, Die Frau des Schweigens (La moglie del silenzio), Berna, Francke, 2002. 
Patetico racconto sui sotterfugi acrobatici inventati da un poveruomo per mettere a tacere la moglie.

Marcel Perignac, L'astrologie des somnabules (L'astrologia dei sonnambuli), Lyon, Colin, 2002.
Nel testo di Perignac, scrittore vicino all'Oulipo, un apostrofo cade dopo ogni sette sostantivi, non vengono mai usate le lettere «b» e «g» e piove a dirotto alla fine dei capitoli dispari.

 

Il Caffè illustrato, 21, novembre-dicembre 2004, p. 15.


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