Paolo Albani
IL LINGUAGGIO FIORITO
DI AUGUSTO MELANI
Per molti anni Augusto Melani (1901-1982) lavorò
come giardiniere nel comune di Ripafratta, un paesino vicino a Lucca. Prendersi
cura dei fiori e delle piante gli piaceva, gli piaceva molto, ci metteva
l'anima nel lavoro di giardiniere, era pignolo e carezzevole.
Ma la vera passione del Melani era un'altra: erano le
parole, o meglio la forma delle parole, il loro aspetto fisico, l'ortografia,
una parola quest'ultima, l'ortografia, che non a caso contiene dentro di
sé - faceva notare il Melani illuminandosi in volto - il termine
«orto», dal latino hortu(m).
Melani diceva che fra le parole e i fiori esistono delle
affinità, delle corrispondenze sottili. Faceva notare ad esempio
che tutti e due, i fiori e le parole, sbocciano dal basso verso l'alto;
che hanno il loro principio di vita all'interno di un embrione,
corrispondente, nel linguaggio, alla radice, elemento irriducibile di una
parola; che lo stelo, che tiene in piedi il fiore, è paragonabile
allo stile che sorregge le qualità formali di un autore;
che entrambi secernono un nettare, i fiori per attirare gli insetti,
mentre le parole per catturare l'attenzione dei lettori. E poi diceva che
bisogna curarli con amore, i fiori e le parole, per mantenerne viva la
lucentezza e il profumo, altrimenti si appassiscono e muoiono, che per
le parole significa uscire di scena, essere rifiutate, scartate, messe
da parte, ovvero sparire dal vocabolario e dall'uso corrente e diventare
inservibili.
Tutte queste cose Melani le ha raccontate nell'introduzione
a un libretto di 123 pagine intitolato Il metalinguaggio, uscito
nel 1965 a Lucca, presso il tipografo Carlo Parigi & F.
Il resto del libro è scritto in una lingua da
lui inventata. Una lingua incomprensibile, da "godere solo con gli occhi",
una specie di geroglifico a strisce orizzontali che Melani, nel suo candore
botanico-linguistico, ha paragonato all'erba tagliata di un giardino.
Particolare della pagina 12
del libro Il metalinguaggio (1965)
di Augusto Melani
Dalla rivista 520, 2, 2001, pp. 44-46.
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