Paolo Albani
LE BIZZARRE PARODIE
SCIENTIFICHE DI GEORGES PEREC

 

Quando gli scrittori si divertono a inventare teorie scientifiche, ne escono fuori narrazioni bizzarre. Prendiamo ad esempio il caso del fisico irlandese de Selby, personaggio di The Third Policeman (1967) di Flann O’Brien. La notte, per de Selby, è un’accumulazione di «aria nera» prodotta da eruzioni vulcaniche nonché da “deplorevoli” attività industriali che producono cascami di carbone e tinture vegetali. Un “luogo buio” è tale perché vi “germina” l’oscurità. Sulla base di questa teoria, de Selby sostiene che il sonno è una serie di svenimenti causati da semiasfissia imputabile all’oscurità. A sostegno di queste idee, de Selby effettua alcuni esperimenti imbottigliando una certa quantità di “notte” e conduce interminabili sedute in stanze da letto con porte e finestre chiuse, dalle quali provengono violenti colpi di martello che il fisico irlandese imputa allo scoppio di palle di atmosfera, dato che l’aria, secondo lui, è composta da una miriade di piccoli palloncini.




Di esperimenti (pseudo)scientifici racconta anche Georges Perec in Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici, riproposto ora da Quodlibet, ottima introduzione al meraviglioso mondo del Perec parodista scientifico. Nel primo saggio del libro, in modo puntigliosamente rigoroso, usando una terminologia scientifica impeccabile (che maneggia bene dato che ha fatto per anni il documentalista in neurofisiologia del CNR francese), appoggiandosi a altri (finti) studi di validissimi ricercatori internazionali, Perec descrive le reazioni – neuroanatomiche e neurofisiologiche – di una soprano di fronte al lancio di pomodori mentre la colpiscono in faccia e nel collo. Esperimenti di controllo sono stati effettuati con altri proiettili quali cavoli, mele, torte alla panna, scarpe, incudini e martelli, cappelli, rose, zucche, ecc.

     Il secondo saggio, di un ricercatore statunitense e di un altro australiano, è dedicato alla descrizione di alcuni esemplari di Coscinoscera, uccelli migratori che stazionano in prevalenza nell’isola (immaginaria, dal sapore swiftiano) d’Iputupi.

      Dell’amicizia scientifica e letteraria fra Léon Burp, esimio studioso di etologia dinamica e fisiologia animale, e Marcel Gotlib, premio Nobel per la botanica sperimentale, veniamo a conoscenza nel terzo testo perecchiano. Fra le scoperte attribuite ai due, ricordo solo l’individuazione nel bradipo delle capacità d’imitazione e della ventriloquia, lo studio della velocità di propagazione dello stimolo nervoso nella giraffa e l’individuazione delle zone solleticogene nell’uomo normale (sembrano temi ospitati nella rivista «Annals of Improbable Research» di Marc Abrahams, promotrice dei cosiddetti Premi Ig-Nobel). Nello stesso saggio si menziona un oscuro studioso, Romuald Saint-Sohaint (1802-1868?), morto nel manicomio di Charenton. Spesso citato nei lavori di Gotlib, Saint-Sohaint è l’inventore di un fermaglio di cancelleria detto «graffetta», del bottone automatico e del boomerang commestibile, una speciale torta alla crema capace di ritornare al punto di lancio quando non colpisca il bersaglio.

      Dopo un breve excursus sulle origini toponimiche della Beauce, una vasta piana il cui pregio principale è la piattezza, il libro si conclude con un testo scritto in collaborazione con Harry Mathews. Entrambi gli scrittori, vale ricordarlo, sono stati fra i membri più prolifici dell’OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle, una consorteria di letterati dediti a esercizi basati su regole formali costrittive, una «specie di società segreta», come la definì scherzosamente Italo Calvino che di quella consorteria fece parte, fondata nel 1960 da François Le Lionnais e Raymond Queneau, nell’ambito di una delle Sottocommissioni di Lavoro del Collegio di ‘Patafisica. Il saggio a due mani, Roussel e Venezia. Abbozzo di una geografia malinconica, indaga su un (presunto) abbozzo di un’opera teatrale in versi di Raymond Roussel che testimonierebbe della passione veneziana dell’autore di Locus Solus.

     Com’è peculiare di ogni scritto scientifico che si rispetti, anche quelli contenuti nel libro di Perec sono corredati da un enorme ventaglio di riferimenti bibliografici, tutti regolarmente inventati, e per lo più costruiti su giochi di parole, di cui Perec fu maestro impareggiabile. Così, ad esempio, come spiega nell’appendice la curatrice del libro, Roberta Del Bono, i nomi degli autori Sornette & Billevayzé sono omofoni (hanno lo stesso suono) di sornettes et billevesées (frottole e insulsaggini).


[Versione integrale della mia recensione, poi ridotta sulle pagine della "Domenica de il Sole 24 ore"].

 

Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici


Georges Perec

traduzione di Roberta Delbono

Compagnia Extra Quodlibet, pagg. 136, € 14





 Domenica - Il Sole 24 Ore, N. 327, 28 novembre 2021, p. VII.

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