I CANARINI E LA FELLATIO Come
studioso (dilettante, ma appassionato) del comportamento sessuale degli animali
mi sono posto la domanda: esiste la fellatio fra i canarini? Che io sappia non
ci sono studi specifici su questo argomento. Mi sono posto la domanda perché
possiedo una coppia di canarini domestici gialli, i canarini più comuni, una forma
addomesticata del canarino atlantico, originario delle isole Canarie. In generale, a proposito della
fellatio fra gli animali, è noto che alcune specie effettuano sia l’auto-fellatio
che il sesso orale. Questa pratica sessuale è stata riscontrata negli orsi
bruni (si veda These Bears Are Having
Lots Of Oral Sex, And Scientists Think They Know Why di Ryan Grenoble su “The
Huffington Post” del 17 giugno 2014), nei macachi tibetani, nei lupi, nelle capre, nei primati,
nelle iene, nei pipistrelli, negli scoiattoli e anche nelle pecore. In alcuni
pipistrelli, la copulazione da parte dei maschi è dorsoventrale e le femmine
leccano l’albero o la base del pene, ma non il glande, già penetrato nella
vagina. Mentre le femmine fanno questo, il pene non viene ritirato e alcuni studi
mostrano una relazione positiva tra la lunghezza e il tempo in cui il pene è
leccato e la durata della copulazione. Inoltre, dopo la copulazione, sono stati
osservati giochetti con i genitali. La mia
curiosità sulla fellatio animale, ha origine dall’osservazione della mia coppia
di canarini, che ho chiamato Leo e Perla, in omaggio a Leo De Berardinis e
Perla Peragallo, una coppia di teatranti, attivi negli anni sessanta, che ho
molto amato. Prima di
tutto mi sono accertato che la coppia di canarini, da me acquistata anni fa in
un grande negozio di animali domestici di Roma, fosse composta da un maschio e
da una femmina. Anche in questo caso, mi sono documentato; sono informazioni
che si trovano facilmente in rete, in più mi sono avvalso della consulenza di
un bravo ornitologo, amico di mio padre. Il
maschio del canarino adulto possiede una maschera facciale tipo cardellino,
mentre la femmina presenta solo un piccolo accenno nella zona ciliare. Sul
petto del soggetto maschio appare una sorta di triangolo rovesciato mentre per
la femmina si manifesta con un piccolo accenno, detto carena. Per entrambi i
sessi spalline e codione si presentano nello stesso modo. Per i giovani, che
non hanno ancora effettuato la muta, le differenze sono impercettibili, e i margini
di errore sono elevati. Di norma molte specie di uccelli, anche prima di
effettuare la loro prima muta, presentano un dimorfismo sessuale evidente con colorazione
più sgargianti nei maschi, cosa che non accade nei canarini. Altra differenza
determinante per l’individuazione del sesso è il canto, esclusiva del maschio, salvo
rare eccezioni; la femmina esegue un canto rudimentale, un semplice cinguettio.
Nel periodo riproduttivo, quando i soggetti entrano in estro, la cloaca (cioè il
foro che costituisce gli organi genitali) si modifica in modo diverso tra i due
sessi. Nel maschio si presenta più appuntita e allungata in direzione della
pancia, mentre nella femmina si presenta più arrotondata (a forma di uovo) in
direzione della coda. Per
verificare la conformazione della cloaca, occorre prendere il canarino dalla
gabbia e, mentre lo si tiene in mano, soffiargli leggermente e uniformemente
sul basso ventre affinché si scoprano gli organi genitali. Altra differenza
visibile già dopo 18-20 giorni di vita (appena completato il piumaggio) è la
distribuzione delle piumette che circondano la cloaca: nel maschio sono
relativamente più lunghe e sottili mentre nella femmina sono più corte e
disposte a corolla. Alcuni
vecchi allevatori (ma non c’è niente di scientifico in questa tesi) sostengono
che un canarino se tenuto in mano, a secondo di come dispone la coda, dichiara
il suo sesso: il maschio rivolge la coda verso il basso, mentre la femmina
verso l’alto. Una volta
appurato che la mia coppia di canarini è composta da un esemplare maschio e da
un esemplare femmina, mi sono messo all’opera. In prossimità della gabbia – una
voliera bella ampia situata in giardino – ho costruito una specie di capanno,
fatto di canne di bambù e frasche, per non destare sospetti nei canarini, con
una piccola fessura per studiare i due volatili nell’intimità. Quando svolgo la
mia attività di osservatore scientifico, prendo ogni precauzione: ad esempio mi
dipingo la faccia di giallo in modo che Leo e Perla, qualora dovessero vedermi
dietro la fessura del capanno, non sospettino che sono io il “guardone”. Sono tre anni ormai che osservo
Leo e Perla: ho effettuato ore e ore di pazienti appostamenti, mediamente
quattro-cinque ore al giorno, tutti i giorni, festivi inclusi. Ho riempito diversi
taccuini di appunti sul loro comportamento, specie quello riguardante la sfera
riproduttiva e sessuale su cui ho accumulato un’enorme quantità di materiale interessante.
Dato che i canarini tendono a riprodursi con i primi caldi durante la
primavera, e continuano fino alla fine di agosto, quando i giorni sono più
lunghi e c’è maggiore disponibilità di luce, è in quel periodo che ho intensificato
le ore di osservazione. Di notte, uso binocoli per la visione notturna, ma ben
presto ho verificato che, quando arriva l’oscurità, Leo e Perla quasi sempre dormono,
perciò da alcuni mesi ho sospeso le osservazioni notturne. La prima volta
che ho visto Leo e Perla accoppiarsi, per contatto delle cloache che dura pochi
secondi (una scena emotivamente struggente), ho notato che prima
dell’accoppiamento c’è stato un vero e proprio rituale di corteggiamento. Leo
ha cominciato a emettere versi strani, che non avevo mai sentito prima di
allora, si avvicinava a Perla, saltellando freneticamente. I due sembravano
scambiarsi il cibo fra i becchi: «È il loro modo di baciarsi», ho pensato. Il
corteggiamento è durato quattro-cinque ore di fila, fino a tarda mattinata. Leo
non si fermava mai, instancabile. Non l’avevo mai visto tanto eccitato. Non so
dove trovasse tutta quella energia. Nel pomeriggio ho visto poi Perla preparare
il nido, segno evidente che era stata fecondata. A parte questo
episodio, tipico della riproduzione fra canarini, ripetutosi più volte nel
corso dei tre anni in cui ho svolto le mie osservazioni, non ho mai notato
particolari comportamenti sessuali fra Leo e Perla che potessero far pensare a
una qualsiasi forma di fellatio. Mai una volta che il becco di Perla si sia
avvicinato – nemmeno solo per sbaglio – alla cloaca di Leo, l’abbia solo
sfiorata, lambita, carezzata, così da eccitare il pennuto. Mai mi è capitato di
sorprendere Perla che s’intrufolava arditamente con la testolina gialla in
mezzo alle gambe di Leo, alla ricerca del sesso del suo compagno di gabbia. Mai
ho visto il becco di Perla guadagnare, con atteggiamento provocante, la zona
del piumaggio vellutato che nasconde la cloaca di Leo. Insomma la verità è che nei
miei canarini domestici gialli non ho mai assistito a scene che potrebbero farmi
ipotizzare l’uso della tecnica della fellatio. Sto scrivendo un
libro sull’attività sessuale dei canarini domestici gialli e posso escludere, sulla
base delle osservazioni riportate nei miei taccuini, l’esistenza di una pratica
della fellatio fra i canarini domestici gialli. È questo un dato
incontrovertibile. Spero che le conclusioni cui sono giunto, dopo anni di
studio, una volta pubblicato il libro, siano tenute in debito conto dalla
comunità scientifica degli ornitologi. giugno 2019
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