Paolo Albani
QUELLE IDEE CHE SEMBRANO
CADUTE DAL PERO.
LA PREVALENZA DEL CRETINO

   

   
C’è una storiella divertente che narra di un anziano nobile della città di Argo nell’Acaia, un certo Nicostrato, che nella sua ricca dimora ospita un giovanetto leggiadro e bello, di nome Pirro, di cui si fida ciecamente. Un giorno Pirro seduce la moglie di Nicostrato, Lidia, sotto i suoi occhi, facendo salire il vecchio su un pero. Gli fa credere che la scena che Nicostrato ha appena visto da lassù (Lidia e Pirro che si sollazzano) è soltanto una visione fallace, ingannevole dovuta al fatto che l’albero è incantato. La storia è tratta da una novella (la nona della settima giornata) del Decameron di Giovanni Boccaccio. Da qui, l’espressione «cadere dal pero» che significa, in certe accezioni, credere in cose illusorie, non vere: Pirro fa credere a Nicostrato che le cose viste dall’alto del pero siano magiche e distorte.



    Di idee cadute dal pero ci parlano Edoardo Boncinelli, tra i maggiori genetisti italiani, e Antonello Calvaruso, economista e formatore, in L’epoca delle idee cadute dal pero, che ha come significativo sottotitolo: Fake news, bufale e teorie del complotto: le origini del terrapiattismo della ragione, edito da Mimesis.
    Gli autori bollano senza mezzi termini le idee cadute dal pero come idee sbagliate, sfocate, balorde. Sono idee, tanto per capirci, come quelle che supportano la teoria del terrapiattismo che crede, senza alcun fondamento scientifico, che la terra sia un disco piatto o quelle che avvalorano la convinzione, del tutto stravagante e non dimostrabile, che gli alieni siano già presenti fra noi, magari camuffati dietro le sembianze del nostro ortolano o del nostro vicino di casa, un signore strano dal fisico un po’ buffo (il che, sia detto per inciso, è un vero toccasana per scrittori come Giorgio Manganelli e Ermanno Cavazzoni che hanno dedicato pagine e pagine sprizzanti simpatia verso gli extraterrestri).
    Perché nascono le idee balorde, e si diffondono, e sono così persistenti, si chiedono Boncinelli e Calvaruso, tanto più in un’epoca, come la nostra, dov’è relativamente facile informarsi e aggiornarsi? La risposta non è semplice. Di sicuro, un veicolo che facilita la sopravvivenza di idee balorde è la propensione a nascondersi dietro il paravento del complottismo, il convincimento cioè che dietro ogni evento di rilievo ci sia una cospirazione ordita per uno scopo preciso. Altri fattori che ci inducono a non reagire contro le idee sbagliate sono di tipo emozionale, un atteggiamento inerte e rassegnato verso la ricerca della verità (compito arduo), che si concretizza nell’adesione a un pensiero riassumibile in frasi come «non è vero ma ci credo», «non si sa mai» oppure «è vero ma non m’importa».
    Quando diciamo «idee cadute dal pero», spiegano Boncinelli e Calvaruso, ci riferiamo a quella pratica, assai diffusa, di cloroformizzarsi per non mettercela tutta a distinguere il vero dal falso. Che fare allora? Ricorrere alla parola degli esperti? Anche qui è bene essere cauti, drizzare le antenne dello spirito critico. Leggetevi ad esempio quella stupenda antologia di sciocchezze celebri allestita dai giornalisti statunitensi Cristopher Cerf e Victor Navasky, La parola agli esperti (Frassinelli 1985), un campionario di errori di valutazione, pronostici smentiti, clamorose farneticazioni e giudizi avventati perpetrati dai cosiddetti specialisti: filosofi, scienziati, politici, generali, storici e poeti.
    Eppure, va detto che non tutte le idee cadute dal pero sono negative: a volte, ci ricordano gli autori, rappresentano la base per nuove scoperte, come nel caso di Cristoforo Colombo che, partendo da un ventaglio di idee sbagliate, di calcoli errati, approda in un nuovo continente. Le idee cadute dal pero possono essere anche fonte di benessere psicologico, stimolare l’immaginazione, la creatività in ambito artistico, letterario e scientifico. Nel romanzo La caverna (2000), José Saramago afferma: «Anche le idee sbagliate possono essere belle».
    Il libro si chiude ragionando intorno alle cinque «leggi fondamentali della stupidità», elaborate dallo storico economico Carlo M. Cipolla (1922-2000) in un famoso pamphlet, Allegro ma non troppo (il Mulino 1988), perché, quasi inutile sottolinearlo, le idee balorde più insidiose sono forse quelle generate dalla stupidità, anche in virtù del fatto che il vero stupido, come recita la terza, e aurea, legge, è «Una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza al contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita».





Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaro
L'epoca delle idee cadute dal pero
Mimesis, pagg. 234, € 18



«Domenica - Il Sole 24 Ore», N. 248,
8 Settembre 2024, p. VII.

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