[Introduzione di Paolo Albani]
I limericks
(o limericchi) di Virginia Boldrini hanno rime raffinate e spericolate,
a volte ti sorprendono a tal punto che ti viene il dubbio e pensi:
«Ma esisterà davvero quel paese
lì?», o l’autrice se l’è inventato per esaudire
sonorità rimanti (Ciconicco sembra fatto a posta per far rima con
limericco)? Tranquilli: esiste, esiste quel paese lì,
statene pur certi. La geografia cui si appella la Boldrini non è
immaginaria, anche se a prima vista può sembrarlo. Seguire le
sue rime è un bel viaggio, un viaggio istruttivo e uno
non si stancherebbe mai di viaggiare insieme a lei e di visitare quel
paese lì e poi quell’altro e subito dopo un altro, con un nome
bislacco che però ha un suono gradevole. Perché la rete
delle rime della Boldrini costruisce un divertente planisfero poetico di
luoghi abitati da personaggi che, sebbene stravaganti (come quel
pittore di via Pietro Ratto), ispirano simpatia.
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Con Virginia Boldrini sono recidivo, ho prefato altri due suoi libri di limerick pubblicati con Campanotto Editore: Viaggio a Limerick e dintorni (2006) e Limericcando (2012).
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