Paolo Albani
LE BIZZARRE INVENZIONI SCIENTIFICHE 
DEGLI SCRITTORI
 




 Letteratura e scienza hanno più di un punto di tangente, questo in barba a Schopenhauer che, come ci dice Queneau, trovava altamente comica l’esistenza delle tangenti. 
 L’uso della terminologia scientifica si è sempre più diffuso nei romanzi, si trova persino in uno scrittore così maledettamente e letterariamente introspettivo come Proust per il quale i lineamenti di un viso sono un «trattato di geometria… l’unico che abbia valore» e che, parlando dell’«identità di una donna», dichiara di avere «da tempo cercato di estrarre… quasi la radice quadrata del suo ignoto». Del resto, perché meravigliarsi? La teoria proustiana del «tempo creativo» non è stata forse accostata, anche se con un pizzico di arditezza, a quella della relatività di Einstein?
 In genere gli scrittori hanno sempre guardato con attenzione e curiosità al mondo della scienza, certo, alcuni manifestando diffidenza e preoccupazione, ovvero un accentuato spirito critico, altri al contrario hanno visto nella scienza, a volte in modo ultra ottimistico, addirittura apologetico, una sorta di deus ex macchina, di panacea risolutiva di ogni problema (penso ad esempio a certi «romanzi utopici» francesi dell’Ottocento in cui sono descritti Stati razionali e perfetti guidati da un governo di scienziati). 
 Per evidenziare l’esistenza di un legame stretto fra letteratura-scienza, per quanto complesso, non privo di fraintendimenti e dissidi, si pensi, tanto per fare un altro esempio significativo, che il libro incompiuto di Flaubert, Bouvard e Pecuchet, avrebbe dovuto avere come sottotitolo: «Del difetto di metodo nelle scienze».
 Le scienze, soprattutto da quando si sono costituite in scienze quelle umaniste (ormai il sociologo, lo psicologo, il linguista, lo stesso storico e critico della letteratura non possono più ignorare certe scienze come la matematica o la biologia) hanno esercitato, le scienze dicevo, una certa influenza sulla letteratura, nel bene e nel male.
 In questa breve conversazione mi occuperò di un particolare punto di tangente (sempre per far sorridere Schopenhauer) fra letteratura e scienza, quel punto curioso e stimolante in cui accade che alcuni scrittori si divertono a mettere in parodia il mondo scientifico, s’inventano loro stessi delle pseudo-scienze, costruiscono dei finti trattati, dissertazioni, esposizioni analitiche imitando (scimmiottando) il linguaggio degli scienziati.

 Allora, senza ulteriori indugi, entriamo subito nel merito della questione iniziando con un autore classico che, in un libro avvincente come I viaggi di Gulliver, si è divertito a prendere in giro, a satireggiare le comunicazioni della Royal Society, prestigiosa accademia inglese fondata nel 1661. Alcuni degli assurdi esperimenti messi in ridicolo da Jonathan Swift, quando il medico Gulliver visita l’Accademia di Lagado, capitale dell’isola di Balnibarbi, richiamano molto da vicino pratiche autentiche degli scienziati della Royal Society [l'attore Massimo Salvianti legge alcuni brani de "I viaggi di Gulliver" di Swift].

 Nella Royal Society fu istituito un Comitato «per migliorare la lingua inglese a scopi scientifici»; John Wilkins, vescovo di Chester, uno dei fondatori della Royal Society, propose una «lingua universale» priva di suoni, fatta solo di segni grafici astrusi, una sorta di complicatissima stenografia. Ecco come Swift descrive i problemi linguistici discussi all’interno dell’Accademia di Lagado [segue lettura].

 C’è un divertente racconto di Edgar Allan Poe, un racconto del Poe meno conosciuto e trascurato, ma altrettanto autentico, cioè quello del comico e del grottesco, un racconto che ha l’inequivocabile titolo di: «La bidonata considerata come una delle scienze esatte» [segue lettura]. 

 Honoré de Balzac ha scritto una serie di trattati sulla vita sociale del secolo XIX, un trittico confluito nel libro Patologia della vita sociale. Un trattato l’ha scritto sulla vita elegante: l’elegantologia, scienza delle belle maniere, è «una scienza», sostiene Balzac, «tanto più immensa in quanto abbraccia tutte le altre scienze e riguarda ogni occasione». Un altro trattato, sugli eccitanti moderni, esplora i territori inquietanti dell’ebbrezza. Infine Balzac ha studiato la gestualità dei parigini mettendo a punto una vera e propria teoria scientifica dell’andatura, giungendo alla seguente amara conclusione, dopo aver esaminato duecentocinquantaquattro persone e mezza (dato che nel calcolo fa rientrare come una frazione un signore senza gambe): «Non ne trovai nemmeno una che si muovesse con grazia e naturalezza», mentre armoniosi e lanciati ritenne i movimenti di una capretta, di un gattino e di un cane che lo scrittore osservava dalla sua finestra.
 Un’altra ricerca dai toni scientifici Balzac l’ha dedicata alla Fisiologia del matrimonio, scrivendo un trattato dove sono esposte le basi di quella singolare scienza che studia appunto il funzionamento del matrimonio [segue lettura]. 

Ricordate il genialissimo architetto citato da Swift, quello che aveva trovato un nuovo metodo di edificare le case cominciando dal tetto e procedendo giù giù fino alle fondamenta? Un raffinato scrittore di opere narrative fantastico-satiriche, Paul Scheerbart, nato a Danzica nel 1863, sembra nella casa di Schopenhauer (il filosofo che, come s’è già detto, trovava altamente comica l’esistenza delle tangenti), ha avanzato un’originale e stravagante teoria sull’Architettura di vetro [segue lettura]. 

 Certo, quando si parla di scienze immaginarie inventate dagli scrittori, in primo luogo balza alla mente la ‘Patafisica di Alfred Jarry, che per altro coltivò un grande interesse per le discipline scientifiche, in particolare per le teorie sul tempo. Ecco come il professor Faustroll, alias Jarry, definisce la ‘Patafisica [segue lettura].

 Un gusto per i finti «trattati», le finte «conferenze», le finte «operette morali», caratterizza e attraversa l’esperienza narrativa di Tommaso Landolfi, «senza escludere», come scrive Calvino, «che un giorno si possa stabilire che erano finte solo fino a un certo punto». 
 Fra i testi «parascientifici» di Landolfi - che qui voglio ricordare anche per un omaggio affettuoso alla figlia Idolina - ce n’è uno dedicato alla Melotecnica, studio sul peso, la consistenza, il colore e su altre particolarità fisiche delle note emesse dalla gola umana. Sentiamo cosa dice Landolfi a proposito del peso delle note [segue lettura].

 Una serie di teorie strampalate, molto divertenti e gustose, sono sostenute da un fisico di nome de Selby, un bizzarro studioso di cui si parla diffusamente nel romanzo Il terzo poliziotto (1967) dello scrittore irlandese Flann O’Brien, autore di romanzi contrassegnati da un allarmante humour noir, surreale e iperreale, apprezzato fra gli altri da Joyce e da Dylan Thomas [segue lettura].

 Per concludere, un cenno a quella vasta letteratura sugli animali inesistenti che va a definire il terreno su cui indaga la scienza nota come Zoologia fantastica. Da uno dei manuali più famosi di Zoologia fantastica, quello scritto da Borges in collaborazione con Margarita Guerriero, citiamo la voce dedicata all’Odradek, animale misterioso descritto in modo intrigante da Franz Kafka [segue lettura].

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Intervento alla 2a edizione del Festival Le parole, i giorni, Poggibonsi (Siena), 17 aprile 2009.
Per il programma della 1a edizione del Festival di Poggibonsi cliccate qui.




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