Tommaso Pippucci
BIURGIA
Dal greco “bíos”,
cioè “vita”, e “ourgía”, da “érgon”,
cioè “opera, lavoro”. Disciplina che indaga l’insieme delle
tecniche
e delle metodiche utili a estrarre da un organismo le sostanze
necessarie
al sostentamento e alle esigenze dello stesso, come si deduce da uno
scritto
di Tommaso Pippucci.
Le origini di questa Scienza sono recenti e affondano le loro radici
in una esperienza, di tutt’altra natura, sviluppatasi intorno alla
metà
degli anni ’30 del secolo XX negli Stati Uniti, a seguito di
un’iniziativa
del governo americano mirata ad indirizzare parte delle ingenti risorse
agricole del territorio verso una politica di rilancio dell’industria,
fortemente provata dalle strategie economiche rooseveltiane, dopo la
grande
crisi del ’29. Una risposta convincente all’invito del governo arriva
dallo
stato del Missouri, che raccoglie attorno ad unico tavolo esponenti del
mondo della scienza, personalità politiche e le corporazioni
agrarie
per avviare un progetto messo in pratica nelle farms del
Missouri
e dell’Alabama, coordinate da un gruppo di lavoro dell’Agrouniversity
of
St.Louis, guidato dal chimico agrario Elias Thomasius. Il progetto
consiste
nel convertire a pascolo suoli mineralogicamente ricchi (soprattutto in
Fe), in precedenza a destinazione agricola, per popolarli di mandrie di
una vacca autoctona opportunamente selezionata. L’intento è
quello
di ricavare da questi animali ferro da destinare all’industria
siderurgica.
La tecnica utilizzata per la realizzazione di questo progetto consiste
nell’iniettare all’animale un inibitore competitivo dell’enzima
ferrochelatasi,
la cui esistenza è ancora al momento sconosciuta, un simil-eme
sintetico
casualmente composto il quale, bloccando l’attività enzimatica,
impedisce il rilascio dello ione Fe3+ da parte della transferrina.
Questa
molecola viene quindi estratta tramite un prelievo sanguigno per poi
essere
passata in un complesso sistema di setacci elettromagnetici,
nonché
attraverso un ultimo setto, minuziosamente azzeccato sulle dimensioni
dello
ione Fe3+. La quantità di Fe presente nel plasma prelevato,
quindi,
è convertita da un particolare ceppo batterico, il Termerrococco
F, in Fe(OH)3 (la comune ruggine). La ruggine è affidata infine
alla normale lavorazione metallurgica.
Questo metodo, attuato nel 1938 e perfezionato per soddisfare le
esigenze
dell’industria bellica, è portato al massimo delle sue
potenzialità
applicative dall’ingegnere argentino Antonio Taglies, che per primo
adotta
il termine B. in un Congresso tenutosi nel 1949 a Toronto, dal titolo:
“Applications ingegneristiques en Biologie: une approche
avancée”.
Fondamentale è l’incontro tra il Taglies e il biochimico
canadese
Os Ammot, il quale, affascinato dai risultati ottenuti dall’argentino,
si adopera per convincerlo ad applicare all’uomo tutte le conoscenze
biurgiche
fin lì accumulate. Nasce così nel 1951 un simposio
scientifico
permanente, detto “Biourgic Congrega”, riunito nel laboratorio di Ammot
all’Ontario Biochemical Institute, a Toronto. Un nuovo progetto viene
così
avviato: l’Uomo Biurgico.
Si tratta di ideare un sistema di tecniche utili a consentire a un
essere umano di autosostentarsi completamente, servendosi delle sole
risorse
disponibili nel proprio organismo. L’uomo per essere definito biurgico
deve presentare questi tre requisiti essenziali: isolamento biologico e
interazione unidirezionale e univoca con l’ambiente; esometameria
eteronoma
(suddivisione esterna del corpo in compartimenti funzionalmente
differenziati
a seguito di interventi artificiali); convertibilità dei
processi
metabolici e fisiologici (capacità di sfruttare risorse
biologiche
indifferentemente in senso anabolico o catabolico).
Seppure l’uomo biurgico non è ancora un’acquisizione definitiva
possiamo citare alcuni importanti risultati raggiunti dalla ricerca.
Già
nel 1953 Ammot riesce ad impermeabilizzare superfici cutanee del
proprio
corpo arrivando così ad impedire che il sudore si disperda per
evaporazione:
viene altresì direttamente aspirato da ogni ghiandola eccrina
interessata
e separato dai sali in soluzione grazie a una macchina
vaporizzatrice-ricondensatrice.
Ottiene in questo modo acqua potabile.
Gli ultimi sviluppi della ricerca biurgica sono testati, alla
metà
degli anni’80, su uno stretto collaboratore di Ammot. Questi subisce
una
stimolazione fisica e chimica della cute a livello del cranio e del
pube,
volta a indurre una proliferazione abnorme dei peli, interferendo sul
differenziamento
cellulare della matrice. I peli ipermetrici pertanto si rinnovano in
rapidi
cicli e con un semplice procedimento tessile forniscono indumenti di
ogni
foggia. La B. è riuscita inoltre, traguardo inaccessibile ad
altre
scienze, a ottenere O2 endogeno. Un lavoro di anni sull’enzima catalasi
ha permesso infatti di accelerare consistentemente la reazione della
dismutazione
H2 O2 > H2 O + 1/2 O2 e così, grazie all’apporto di un
semplice
circuito elettronico integrato, trovare un’alternativa alla vita
aerobica.
Un’importante collaborazione fra la B. e le scienze biologiche
tradizionali
si è realizzata con l’ideazione da parte del biologo
statunitense
Jane Watson del cosiddetto crick, dall’inglese “strappo
muscolare”.
Questo sistema è capace di convertire le onde sonore provocate
dall’urlo
di dolore, derivante da uno strappo muscolare, in energia elettrica.
Bibliografia - Tommaso Pippucci, La
Biurgia, dattiloscritto,
1999.
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