Paolo Albani
I LIBRI
IMMAGINARI
DI PAOLO BENEFORTI
Il libro è uno dei
temi ricorrenti, suggestivi
della ricerca
artistica di Paolo Beneforti, il libro, realizzato in vari materiali
(bronzo,
terracotta, ottone, marmo, travertino, ecc.), come luogo magico,
labirintico,
quasi impenetrabile della scrittura, fenomenica traccia cui sono
affidate
le nostre capacità (velleità?) di dare un senso al
mondo.
Così, si potrebbe dire che la poetica di Beneforti si
svolge in un libro aperto.
Un libro a volte illeggibile per lettori inesistenti; un libro
sulla cui sommità appisolarsi e godersi un riposo sicuro; o dove
sdraiarsi rimboccandosi le pagine per starsene un po' al calduccio
delle
parole e sognare, magari borgesianamente altri libri o più
semplicemente
il modo di evadere dalla voliera (alfabetica) che ci tiene prigionieri,
forse lì a ricordarci che, oltre a parlare un certo linguaggio,
noi spesso ci comportiamo come se fossimo «parlati» dal
linguaggio,
cioè ad esso succubi, asserviti.
Un libro all'interno del quale curiosare in cerca di un altrove
nascosto dietro le pieghe del linguaggio; un libro da cui affacciarsi
per
scrutare il cielo, attraverso il filtro di un altro libro, dopo una
lunga,
benefica immersione in un mare di segni; un libro così
avvincente
che lo si può leggere stando tranquillamente seduti sul dorso di
un leone, volgendo le spalle alla sua criniera; oppure un libro che
è
solo un pretesto cartaceo per un incontro galante o che, in un accumulo
di lacerazioni e di interventi a sottrarre, si trasforma in un volto
umano
(non siamo più noi a guardare il libro, ma è il libro che
ci osserva, che c'interroga).
È ancora un libro che, posato sugli occhi di un pittore
cieco le cui mani stringono due affilati pennelli, gli permette di
avanzare,
di proseguire senza indugi per la propria strada. Sono ancora dei libri
a prendersi il compito d'incarnare la metafora della «discesa nel
profondo»: accade nell'opera di Beneforti in cui un uomo con una
candela in mano s'inoltra all'interno di una pila di libri, come se
scendesse
giù in basso nel buio di uno scantinato, nell'inconscio del
libro
dov'è lecito immaginarsi siano custoditi interminabili archivi
di
frasi, frasi significative di scrittori, ma anche di espressioni
inquietanti,
scomode, impronunciabili o solo potenziali.
In alcuni deliziosi lavori di Beneforti, sempre sul tema del
libro, affiorano, a volte in modo esplicito, i richiami delle sue
letture
preferite come nel bozzetto dedicato alla manganelliana Palude
definitiva
o nei libri-puzzle, gustose opere in cui la forma del libro si
definisce
nell'accostamento di una serie di pezzi provenienti da libri diversi,
pezzi
sagomati alla maniera tipica dei puzzle, e che s'ispirano al gioco
della
ricomposizione mirabilmente affrontato da Georges Perec ad esempio ne La
vie mode d'emploi e in Un cabinet d'amateur.
Nella «biblioteca del possibile» di Beneforti i libri
s'illuminano, in tutta la loro grazia tipografica, sul volto assorto
del
lettore, diventano i suoi occhi aperti sulla realtà, una
realtà
che assume a tratti una dimensione sempre più incline verso il fiabesco,
il fantastico, il meraviglioso, e sempre meno verso il libresco.
Avventurarsi fra i libri di Beneforti è davvero una
lettura
seducente, un viaggio emozionante, una ri-creazione visiva che induce
allo
smarrimento, al lasciarsi sorprendere fra le pagine di un
testo-oggetto,
di una scrittura materica poeticamente densa, di una corporeità
delicata, leggera.
* * *
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