Paolo
Albani
LA BANCA
Ho fondato una banca. Ho sempre
avuto il pallino per l’intermediazione sociale, far incontrare offerenti e
richiedenti, dar loro un servizio valido che faciliti lo scambio di prodotti
materiali e immateriali. Figuratevi che da piccolo, quand’ero alle scuole elementari,
mettevo in contatto i detentori di schiacciatine guarnite di frittata (in
prevalenza di cipolle o di zucchine) con quelli delle merendine confezionate,
due scuole di pensiero lontane un miglio; avevo perfino stilato un dettagliato
listino di scambio: due penne biro per un panino con la finocchiona; un
quaderno per due quadratini di cioccolata fondente; cinque figurine di
calciatori per una gassosa; ecc. Io mi trattenevo una percentuale in natura sul
volume degli scambi. Bertold Brecht diceva: «Che cos’è rapinare una banca a paragone
del fondare una banca?» Verissimo, aveva ragione l’autore de L'opera da tre soldi, specialmente oggi
che il mondo si è sempre più finanziarizzato, che la finanza la fa da padrone
nella gestione dell’economia reale. Nel mio caso però si tratta di una banca non
comune, che agisce in un settore nuovo, con grandi potenzialità di sviluppo, di
una banca con finalità prettamente etico-sociali, come lo è ad esempio la Banca
del seme che gestisce un prodotto particolare, cioè lo sperma utilizzato per la
fecondazione assistita, o la cosiddetta Gramen Bank, che in bengalese significa
«banca del villaggio», una banca che si occupa di microfinanza in Bangladesh e
in India, fondata da Muhammad Yunus nel 1976: è la prima banca dei poveri,
concede infatti micro prestiti alle popolazioni povere locali senza richiedere
garanzie collaterali, garantendo loro l’accesso al credito. La banca che ho fondato, insieme a
un gruppo di soci, si chiama BANCA DEL CAPELLO SPACCATO IN QUATTRO. Al momento abbiamo
aperto filiali solo in piazze che, secondo i sondaggi effettuati da un’agenzia
di marketing, garantiscono un certo margine di manovra e di profittabilità alla
nostra azione. Vediamo prima di tutto quali sono le
caratteristiche del prodotto che vendiamo sul mercato, ovvero il Capello
spaccato in quattro parti uguali. Per capello s’intende ciascuno dei peli del
capo umano; i capelli si differenziano dai peli comuni per l’elevatissimo
numero e per lo sviluppo in lunghezza; possono essere diritti, crespi e
ondulati o ricciuti (qualificati rispettivamente, nel linguaggio scientifico,
come lissotrichi, ulotrichi e cimotrichi), e variamente colorati (biondi, rossi, castani, neri e,
nelle persone anziane o in condizioni anomale, bianchi); come gli altri peli,
sono soggetti a caduta e rigenerazione. Per ottenere il nostro prodotto bisogna prendere un
capello, con le caratteristiche appena descritte, e spaccarlo, dividerlo,
sezionarlo in quattro parti uguali (le parti devono essere tassativamente
quattro, e non di numero inferiore o superiore). L’operazione è molto delicata,
non facile, richiede una precisione meticolosa. Noi eseguiamo manualmente la
divisione in quattro del capello, servendoci di specialisti del settore, che
provengono da scuole di perfezionamento nel taglio in quattro dei capelli (i
più quotati in questo tipo di sezionamento, per una lunga tradizione, sono gli
operatori olandesi e svizzeri). Una volta diviso in quattro parti
uguali, il capello viene successivamente racchiuso in una confezione di vetro,
sterilizzata, la cui dimensione varia a seconda della dimensione del capello manipolato
(il diametro di un capello varia tra i 65 e i 78 µm, dove µm – leggi mu – è il micrometro, unità di misura corrispondente
a un milionesimo di metro, cioè un millesimo di millimetro), così che abbiamo
nel nostro catalogo di vendita confezioni di grandezze variabili, classificate
in tre categorie standard: piccole, medie e grandi; la confezione a sua volta è
depositata in apposite celle frigorifere, che rappresentano il nostro caveau,
la cassaforte della nostra Banca. Prima di offrire ulteriori
informazioni sul nostro servizio bancario, mi preme ricordare che in un saggio
intitolato Progetto per una facoltà
d’Irrilevanza Comparata, elaborato negli anni Settanta del secolo scorso, Umberto
Eco ha descritto la struttura di una Facoltà articolata in quattro
Dipartimenti: Dipartimento di ossimorica; Dipartimento di adynata (o
impossibilia), Dipartimento di bizantinica e Dipartimento di tetrapiloctomia.
Quest’ultimo Dipartimento si occupa della scienza che consente di spaccare un
capello in quattro, e comprende fra gli altri l’insegnamento di Pilocatabasi,
ovvero l’arte di scamparsela per un pelo. È da questi studi che provengono i
nostri stagisti, molti dei quali, dopo un adeguato periodo di tirocinio, sono
assunti in pianta stabile presso le filiali della nostra banca. Ancora una nota interessante sull’attività
della banca da me fondata riguarda Rubè,
romanzo di Giuseppe Antonio Borgese (Fratelli Treves 1921). Il protagonista,
Filippo Rubè, è un giovane non ancora trentenne che arriva a Roma, da una
regione del sud Italia, per fare pratica d’avvocato presso uno studio legale. Dotato
di una buona oratoria per riuscire nella carriera forense, Filippo possiede –
si legge nel romanzo – «una logica da spaccare il capello in quattro, un fuoco
oratorio che consumava l’argomentazione avversaria fino all’osso e una certa
fiducia d’essere capace di grandi cose». Questa frase, con la dovuta rilevanza
tipografica, non ce la siamo lasciata sfuggire e l’abbiamo inserita in uno dei
dépliant pubblicitari che reclamizza i servizi della nostra banca. Veniamo dunque all’aspetto operativo
della banca, quello che più interessa l’area dei nostri clienti. Suppongo che il significato dell’espressione in uso nel
linguaggio ordinario «spaccare il capello in quattro» sia abbastanza noto, ma
non sarà superfluo ribadirlo in questa sede. L’espressione «spaccare il capello
in quattro» indica, come afferma il vocabolario della Treccani, «sottilizzare
al massimo, essere eccessivamente analitico o esigente». È una delle tante
espressioni in cui il termine «capello» è coinvolto, come ad esempio cose da fare rizzare i capelli, cioè orribili
a udirsi; tirare uno per i capelli,
costringerlo a viva forza; ragioni tirate
per i capelli, sforzate, stiracchiate; tenere
uno per i capelli, averlo in proprio potere; afferrare la fortuna per i capelli, approfittare dell’occasione
favorevole proprio al momento giusto; non
torcere a uno un capello, non recargli la minima offesa; e via di seguito. Se questo è il significato corrente
dell’espressione «spaccare il capello in quattro», cioè analizzare qualcosa in modo minuzioso, pignolo fino alla
pedanteria, chi sono coloro che hanno bisogno del nostro servizio? In
altre parole qual è la clientela a cui ci rivolgiamo? Il target della BANCA DEL CAPELLO
SPACCATO IN QUATTRO, ovvero la fascia di potenziali clienti del nostro
prodotto, comprende la vasta e multiforme categoria di persone imprecise («inaccurate people», dicono gli inglesi), che sono
donne e uomini di ogni razza, fascia di età e condizione sociale che si
accontentano di risposte approssimate, superficiali, inconcludenti, che evitano
qualsiasi forma di approfondimento e di verifica fattuale, che prendono tutto
per buono, che fanno fatica a distinguere una notizia falsa da una vera, che
non hanno chiaro l’obiettivo che vogliono raggiungere nella vita e non manifestano
alcun disagio quando, senza accorgersene, sono immersi in una dimensione
erratica. A questi soggetti, statisticamente
numerosi sul mercato e in costante crescita nel tempo, forniamo il nostro speciale
servizio bancario, la confezione sotto vetro di un capello spaccato in quattro, testato secondo le procedure
riconosciute a livello internazionale, al fine di riattivare in loro il gusto
della precisione (senza scadere nel lato opposto, cioè nell’idolatria del mito
del perfezionismo, comportamento a
volte paralizzante), di rivitalizzarne l’amore per i contorni non sfumati o indecifrabili,
al contrario il più possibile esatti. Non è da molti anni che ho intrapreso
la mia nuova attività di intermediazione. A essere sinceri ancora non abbiamo del
tutto ammortizzato i costi di avviamento. Ma siamo fiduciosi: si prevedono
sviluppi positivi per la BANCA DEL CAPELLO SPACCATO IN QUATTRO, le indagini di
mercato ci confortano, mostrano con evidenza che il fenomeno dell’imprecisione, fattore che alimenta inesattezza,
approssimazione e genericità all’interno del tessuto sociale, ha un trend decisamente
in rialzo. Non c’è dubbio: il futuro è roseo per «il capello spaccato
in quattro».
gennaio 2020
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