ANDERSEN
libri & idee - scuola & biblioteca
n. 266, gennaio 2010






ELOGIO DELLA BREVITÀ
di 
Paolo Albani

 Per sviscerare il tema della brevità in letteratura, una delle forme magiche che assumono le parole, bisognerebbe avere a disposizione uno spazio lunghissimo, tanto l’argomento è vasto. Si pensi solo agli aforismi, micro-testi di un’espressività fulminante, come questo, che si addice bene al caso nostro, tratto dai Pensieri spettinati di Stanislaw Jerzy Lec: «L'uomo nasce, vive e muore nello spazio di una frase».
Perciò ci limiteremo a qualche breve (elementare, no!) indicazione, cominciando da Italo Calvino che, volendo mettere insieme una collezione di racconti d'una sola frase, o d'una sola riga, affermava di non averne trovato nessuno che superava quello dello scrittore guatemalteco Augusto Monterroso: «Al suo risveglio, il dinosauro era ancora lì».
 Nel 1906 comparvero sul Matin dei «romanzi in tre righe» di questo tono: «Il signor Jules Kerzerho era presidente di una società di ginnastica. Il che non gli ha impedito di sfracellarsi tentando di saltare su un tram in corsa, a Rueil». Il bizzarro romanziere era Félix Fénéon.
 A volte già nel titolo appare l’omaggio esplicito alla brevità: Racconti in un palmo di mano (Kawabata Yasunari), Novelle da un minuto (István Örkény), Racconti brevi e straordinari (Jorge L. Borges e Adolfo Bioy Casares), Centuria. Cento piccoli romanzi fiume (Giorgio Manganelli), Tragedie in due battute (Achille Campanile).
 Discorrendo di brevità, viene naturale chiedersi, per quel gusto un po’ infantile dei primati, quale sia il testo letterario più breve. Nel campo degli epigrammi è considerato il più breve epigramma mai concepito quello di Franco Fortini che dice: «Carlo Bo: No». Poiché Carlo Bo è il titolo, ne consegue che l’epigramma in questione è composto dal monosillabo «No».
Ha fatto di meglio però l’ingegnere francese François Le Lionnais, grande amico di Duchamp con cui giocava a scacchi, fondatore insieme a Raymond Queneau dell’Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle), gruppo di scrittori e matematici dedito a escogitare bizzarre invenzioni partendo da regole ben precise. Le Lionnais ha scritto una poesia, Reduction d'un poème à une seule lettre, formata da una sola lettera: «T...............», che certo risente dello spirito dadaista.
Luis Felipe Pineda scrive poesie di un solo verso: «Amo il twist della mia sobrietà», «Non dirò che un rospo sia», come riferisce Enrique Vila-Matas in Bartleby e compagnia.
Il poeta Saverio Ascari di Canossa, un paese vicino a Reggio Emilia, ha composto poesie tutte rigorosamente di una sola parola. Ce n’è una che s’intitola Colore e fa: «Blu».
Notizie su Ascari si trovano in Silenzio in Emilia di Daniele Benati, scrittore che ha curato, fra le altre cose, le Opere complete di Learco Pignagnoli, personaggio unico, inedito e fuori misura, autore di opere di una brevità sconvolgente, come la n. 1: «Conoscevo uno che sbagliava sempre le parole. Una volta voleva dire polipo, ha detto flauto», o la n. 67: «Cosa mi son venuti a dire l’altro giorno, che non mi ricordo più».

Andersen, libri & idee - scuola & biblioteca, n. 266, gennaio 2010, p. 26.



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