Paolo Albani
ABBASSO LA FESTA DELLA MAMMA




    Arrivo subito al punto.
   Sono anni che mi batto per avere una risposta a questo interrogativo: «Perché le autorità pubbliche, i nostri governanti, sempre così attenti (sic) a sposare le cause giuste per il bene dei cittadini, si ostinano a perpetrare la pratica odiosa di festeggiare, una volta l’anno, la figura della “mamma”»? Perché questo accanimento assurdo? I nostri solerti politici non si sono mai posta la domanda: «E CHI LA MAMMA NON CE L’HA? (vedi il caso del sottoscritto), come pensate che si senta, l'infelice, cosa pensate che provi in cuor suo il giorno dedicato al festeggiamento della mamma, lui che la mamma l'ha perduta?».
    È scandaloso che questa domanda, ineccepibile e dolorosa allo stesso tempo, rimanga ancora elusa. Prima o poi dovranno farci i conti gli irresponsabili che reggono le sorti del nostro paese.
    La prima Festa della Mamma in Italia viene celebrata a Brescia nel 1952 per iniziativa di Emma Lubian Missiaia, direttrice della Scuola Civica «Angela Contini». È lei la principale responsabile o meglio colpevole dell’istituzione di questa famigerata festa. Un vero mostro di finta bontà! È bene che si sappia. Stampatevi bene nella mente questo nome: EMMA LUBIAN MISSIAIA.


Emma Lubian Missiai alle celebrazioni per la Festa della Mamma

del 1963 al Teatro Grande di Brescia


    Un articolo del quotidiano «La Notte» del 1963 spiega:

La Festa della Mamma, come a molti è nota, trae origine da una consuetudine americana. Quando nel 1952 la dottoressa Missiaia lanciò l’idea di saggiare anche in Italia la rispondenza delle mamme italiane a una celebrazione che in altri paesi aveva riscosso tanto successo, più di una collega tentò di dissuaderla. La Missiaia che è anche mamma non si arrese. Andò dal sindaco Boni dal quale ebbe non solo l’approvazione ma anche un tangibile apporto dal Comune. In quel primo anno cento mamme delle scolare dell’istituto Contini risposero entusiaste e a tutte fu regalata una rosa con un piccolo dono che le stesse scolare avevano preparato.

    A testimonianza delle prime edizioni, ci sono le lettere che le famiglie delle alunne della Scuola scrivono alla Missiaia per ringraziarla di una manifestazione che diventa sempre più apprezzata (sic), anno dopo anno.
    Da notare, en passant, il riferimento alla «consuetudine americana», che ancora una volta ci ricorda come il nostro paese sia una colonia (niente più che un vassallo) dell’impero statunitense.
    Nella prima versione bresciana emergono già gli elementi che poi, nel tempo, hanno caratterizzato questa festa: i lavoretti eseguiti dai bambini, il coinvolgimento delle scuole, i fiori che la Missiaia acquista sulla riviera ligure, in provincia di Imperia. L’opera della direttrice bresciana viene riconosciuta nel 1963 da un attestato di benemerenza (inaudito!), mentre a Brescia viene addirittura assegnato un Comitato d’onore (di quale onore stiamo parlando?).
    Uno dei promotori della legge istitutiva della Festa della Mamma, avanzata nel 1958 (in realtà si tratta di un disegno di legge, che però non viene approvato), è Raoul Zaccari (1916-1977), senatore e sindaco di Bordighera. Nel 1956 Zaccari, altro losco figuro, lasciatemelo dire, che ha tutto il mio disprezzo per l’attivismo profuso in questa triste vicenda, insieme a Giacomo Pallanca, presidente – guarda caso – dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prende l’iniziativa di celebrare la Festa della Mamma a Bordighera, al Teatro Zeni, poi dislocata al Palazzo del Parco.
    Ccà nisciuno è fesso!, dicono a Napoli. Queste feste, lo sanno tutti, sono istituite per motivi biecamente commerciali: la Festa della Mamma per la vendita dei fiori; la Festa degli Innamorati per i cioccolatini, i gioielli e i profumi; la Festa della Donna per le mimose.
    Pur di vendere aria fritta non mi meraviglierei che qualcuno si prenda la briga di istituire la Festa delle Corbellerie.
    Dal punto di vista religioso, la Festa della Mamma risale al 12 maggio del 1957 quando il parroco di Tordibetto di Assisi don Otello Migliosi (1913-1996) (che Dio l’abbia in gloria, questo sant’uomo!) glorifica la mamma non già dal punto di vista sociale o biologico, bensì da quello religioso, con particolare attenzione al mondo cristiano anzitutto, ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo delle varie culture. Da allora, ogni anno, la parrocchia di Tordibetto celebra ufficialmente la Festa della Mamma con importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale. Sempre a Tordibetto è presente – unico in Italia – un «Parco della Mamma» (c’è da esserne orgogliosi!), progettato dall’architetto assisano Enrico Marcucci intorno ai resti dell’antica chiesa di Santa Maria di Vico, con al centro una statua della maternità, opera dello scultore Enrico Manfrini.
    Tutti questi signori, questi bellimbusti – educatori, preti, politici, crocerossine, generali, filantropi, scrittori prezzolati, psicoanalisti stregoni, filosofi salottieri, poeti, trapezisti, cuochi, giornalisti –, queste belle statuine del nostro establishment non hanno la minima percezione del disagio, del dolore, dell’amarezza che, nel giorno della Festa della Mamma, provano le persone che la mamma non ce l’hanno più, come il sottoscritto, che ha perso la sua ormai da più di vent’anni, e che di questa perdita ancora soffre immensamente.
    Per le persone infelici che non hanno più il conforto della mamma, che sono private delle sue carezze, dei suoi abbracci e delle sue dolci attenzioni, la Festa della Mamma, che da noi cade la seconda domenica di maggio, è un affronto, un insulto, una pugnalata inammissibile che fa male perpetuandosi ogni anno in una cornice falsamente gioiosa, fra pubblicità stucchevoli e montagne di regali banali e omologati.
   Di fronte a questa situazione incresciosa e non più sostenibile, ho deciso di costituire in data 25 novembre 2024, un Comitato Nazionale per l’Abolizione della Festa della Mamma, con sede a Pistoia, corso Giovanni Amendola n. 51, primo piano. Intanto partiamo dalla mamma, dopo penseremo all’abolizione anche della Festa del Papà e di altri congiunti (Fratelli e Sorelle, Nonne e Nonni, Cugine e Cugini, ecc.).
    Per le adesioni allestiremo degli appositi banchetti nelle principali piazze delle città italiane per la raccolta delle firme dei sostenitori dell’iniziativa, firme da apporre in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che sarà presentata quanto prima in parlamento al fine di abolire una volta per tutte la intollerabile Festa della Mamma.
    Fino a oggi hanno già dato la loro adesione numerose personalità che non hanno più la mamma, appartenenti al mondo della cultura, della politica, dell’arte, della scienza e dello spettacolo.
 Per le adesioni e info scrivete a: abolizione.festadellamamma@gmail.com

   

dicembre 2024

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