Paolo Albani
LO SCAVO

 


L’altro giorno, per caso, ho trovato un testo interrato dentro il giardino della mia casa di campagna, in un paese dell’Appenino toscano che si chiama Biforco. Lunedì mattina, presto, mi metto a zappettare la terra formando dei solchi paralleli dentro i quali ho intenzione di seminare un tipo particolare di pomodori, i costoluti, tra i più rinomati, noti per la consistenza e la carnosità della polpa. Quando le piantine saranno cresciute metterò delle canne di bambù su cui i ramoscelli verdi dei pomodori si arrampicheranno beati e contenti. Tra una canna e l’altra sistemerò del filo di ferro in modo che la struttura sia ben salda. Lo fo tutti gli anni. Lavoro duro, arrivo a circa 30-50 centimetri di profondità del terreno, liberandolo dalle erbe infestanti che lo impoveriscono degli elementi nutritivi che contiene.


         

   A un certo punto, con la fronte che già mi brilla di goccioline di sudore, sento che la zappa urta contro qualcosa, un oggetto duro. Un sasso, penso. Appoggio su un lato la zappa e frugo con le mani nel punto in cui ho sentito il colpo. Sposto il terriccio e affiora una protuberanza strana, un grumo solido di un colore chiaro. Sembra un osso. Potrebbe essere quello di un cane.

Un po’ alla meglio tolgo dalla superficie densa dell’oggetto i granelli di terra rimastigli attaccati. Poi lo avvolgo in un fazzoletto e lo porto in un piccolo lavabo, costruito da me. Apro il rubinetto e pulisco l’oggetto misterioso piazzandolo sotto il getto d’acqua.

   Adesso è limpido, senza alcuna incrostazione. Lo guardo attentamente. Da ogni lato. Ne saggio la consistenza. Dopo che l’ho esaminato, vedo con estrema nitidezza che è un aggettivo. Precisamente un aggettivo dimostrativo: «QUELLA».

   Sono perplesso. Che ci fa il fossile di un aggettivo dimostrativo sepolto nel mio orto?(*)

   Torno sui miei passi. Raggiungo velocemente l’orto. Rovisto nel solco in cui ho rinvenuto l’aggettivo. Difficile che un aggettivo se ne stia lì da solo. Ho come il presentimento che ci sia dell’altro nascosto dentro il terreno. Se viene alla luce qualcosa d’interessante, è probabile che dovrò rinunciare ai pomodori. Ma non m’importa.

   Ormai la caccia al tesoro è aperta. Non voglio abbandonare la ricerca.

   M’infilo dei guanti da lavoro, di pelle, per evitare di tagliarmi dovessi imbattermi in frammenti di vetro o nei cocci di un vaso. Il terreno dove scavo è abbastanza friabile. Mi faccio spazio usando, oltre alle mani, la punta di un bastoncino ricavato dal ramo di un ulivo (ho una quarantina di ulivi, potati nel fine settimana). Allargo il campo ispezionato, formando un cerchio che lambisce gli estremi dei solchi vicini.

Non trascorre molto tempo che scopro un nuovo reperto. Mi sento un archeologo dilettante. La cosa mi diverte. L’oggetto appena dissepolto è simile al precedente, fatto quasi certamente dello stesso materiale. Lo tiro fuori con cura, non voglio si sbricioli. Ci sono oggetti antichi che, una volta esposti alla luce del sole, vanno in pezzi.

Lo esamino. Questa volta si tratta di un sostantivo: «RAGAZZA».

   La prima «A» è leggermente sbocconcellata, in basso nella stanghetta destra; per il resto il reperto si è conservato in ottime condizioni. È perfettamente decifrabile in tutta la sua estensione.

   Continuo a scavare. In poco meno di mezz’ora estraggo altri resti archeologici che presentano differenti disegni geometrici. Presumo tuttavia che appartengano a un identico ceppo, come i gioielli dello scrigno di un sovrano del passato.

Brancolo nel buio. Ancora non capisco in cosa mi sono imbattuto.

   Nel raggio di un metro quadrato, il terreno, da cui sono scomparsi i solchi che ho tracciato, è tutto sottosopra. Continuo a smuovere la terra e spuntano fuori nuovi oggetti, come funghi, di cui ignoro il senso: «CAPPELLO», «TRISTI», «RICORDERÒ», «MONACALE», e altri ancora.

    Raggruppo gli oggetti in una cassettina di legno, di quelle da ortolano. Ne ho una pila, accatastate in un angolo del giardino. A protezione, li ricopro con uno strato di muschio. Conosco un giovane archeologo che insegna alla Facoltà di Lettere di Siena, ha eseguito scavi in Siria (prima della guerra) e a Cipro. È un amico. Voglio fargli vedere il mio “tesoro”. Lui saprà mettere insieme i pezzi, rintracciare un significato dalla loro connessione. È il suo mestiere.

  Incontro l’amico archeologo presso il Dipartimento di Lettere dell’Università di Siena. Mi ha concesso la mattinata, dato che non ha impegni accademici. Non appena ci vediamo, lui prende i reperti dalla cassettina e li dispone sul tavolo della sua stanza, dopo averlo liberato da penne, libri e altri ingombri. Ha infilato dei guanti in lattice. Ogni tanto sposta un “ossicino”, con delicatezza, come se maneggiasse piccole, fragilissime sculture di cristallo. Lo osservo mentre ispeziona il materiale, usando una lente d’ingrandimento. Non l’avevo mai visto all’opera, in veste professionale. È serissimo. Pondera ogni combinazione. Misura le distanze, i possibili incastri, le conformità. A un certo punto si allontana dal tavolo e consulta sul computer la pagina di un sito. Sbircio con la coda dell’occhio, mi sembra che stia visionando delle foto.

    Alla fine si volta e mi guarda soddisfatto.

    – Questa è la combinazione giusta – mi dice.

    Ora sul tavolo i reperti sono disposti in modo da formare una sequenza di parole plausibile:

 

Per molto tempo ricorderò

Quella ragazza cogli occhi

Conscii tristi e tranquilli

E il cappello monacale.

 

     – Cos’è? – gli chiedo.

     – Una poesia di Dino Campana – risponde lui.

    I reperti risalgono con sicurezza all’inizio del XX secolo.

    – Non mi meraviglia fossero nel tuo giardino – dice il mio amico. – Biforco dista neanche due chilometri da Marradi.

   Su chi l’abbia seppelliti, e perché, non azzarda alcuna ipotesi. Resta un mistero.


(*) Le parole fossili è il titolo di un saggio di Primo Levi in L’altrui mestiere, una raccolta di saggi pubblicati su quotidiani e periodici, edita da Einaudi nel 1985.

 

 

 

febbraio 2021

_________________________________________

Per andare o tornare al menu dei miei raccontini del mese cliccate qui.
 


HOME  PAGE        TèCHNE       RACCONTI        POESIA VISIVA

ENCICLOPEDIE  BIZZARRE         ESERCIZI  RICREATIVI          NEWS