Paolo
Albani
L’OPIFICIO
DI MUSICA POTENZIALE
Nelle rassegne di musica
contemporanea è raro trovare un
cenno all’esperienza dell’Ouvroir de Musique Potentielle (Opificio di
Musica
Potenziale), un laboratorio originariamente nato in Francia negli anni
ottanta per opera del matematico e ingegnere chimico François Le
Lionnais (1901-1984), esperto di scacchi e grande amico di Marcel
Duchamp,
e dei compositori Pierre Barbaud e Michel Philipot.
Fra gli atti costitutivi dell’Opificio c’è la messa in musica
da parte di Philipot del sonetto di Le Lionnais intitolato La rien
que
la toute la (La nulla che tutta la), scritto senza usare nomi,
aggettivi
e verbi, la cui prima quartina, tradotta in italiano, suona
così:
Voi
voi voi, perché ma di cui sebben nessuna
Quando
di ciò (per dalle) con ciò perché non
mai;
Soltanto
gli e le già se quando per noi
Allo
e contro quei chi di cui voi anche di.
La composizione venne eseguita da
un soprano il 30 novembre 1983 al
Centre Pompidou.
Legato al "Centro di matematica e automatica musicale" diretto dal
compositore e architetto greco naturalizzato francese Iannis Xenakis
(1922),
musicista che ha utilizzato la teoria delle probabilità quale
elemento
costitutivo di una nuova musica, da lui definita “musica stocastica”,
alla
quale, dal 1960, ha aggiunto la “musica simbolica”, basata sulla logica
matematica, l’OuMuPo è rimasto per alcuni anni inattivo per poi
risorgere a nuova vita nel novembre 1992 a Bordeaux, grazie all’iniziativa
di alcuni musicisti fra cui Didier Bessière, Jean-Raphael Bobo,
Eric Boulain, Bertrand Grimaud, Dominique Gruand, Patrick Guyho, Frank
Pruja, Bertrand Sauvagnac e François Valéry.
In parallelo, e con le stesse finalità, nasce in
Inghilterra
nel 1985 un analogo opificio musicale, Workshop for Potential Music, i
cui ispiratori sono Andrew Hugill, Christopher Hobbs e John White.
Per comprendere la natura
dell’OuMuPo bisogna fare un piccolo passo
indietro e ricordare che, insieme a Raymond Queneau, Le Lionnais
è
il fondatore dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle),
gruppo
di letterati e ricercatori scientifici che vede la luce il 24 novembre
1960 (un giovedì) nella cantina del ristorante parigino "Il Vero
Guascone". Fra i suoi membri vi sono Noël Arnaud, André
Blavier,
Italo Calvino, Harry Mathews, Georges Perec, Jacques Roubaud.
Storicamente l’OuLiPo è una delle numerose Sottocommissioni
di Lavoro del Collegio di ‘Patafisica, accademia dello sberleffo e
della
fumesteria, istituita l’11 maggio 1948 sempre a Parigi da un cenacolo
di
letterari, artisti e poeti depositari della ‘patafisica, «scienza
delle soluzioni immaginarie, del particolare e delle leggi che
governano
le eccezioni», teorizzata da Alfred Jarry in Gestes et
opinions
du docteur Faustroll. Pataphysicien. Roman néo-scientifique
(1911).
Che cosa intendono gli oulipiani per letteratura “potenziale”?
Come dice la parola stessa, si tratta di una letteratura al momento
inesistente, ovvero ancora da farsi, da scoprire in opere già
esistenti
o da inventare attraverso l’uso di nuove procedure linguistiche, una
letteratura
mossa dall’idea che la creatività, la fantasia trovano uno
stimolo
nel rispetto di regole, di vincoli, di costrizioni (contraintes)
esplicite, come ad esempio quella di scrivere un testo senza mai usare
una determinata lettera (lipogramma). La costrizione è
considerata
uno strumento creativo, che amplifica le probabilità di
raggiungere
soluzioni originali, bizzarre: l’essere «obbligati» a
seguire
certe regole sollecita uno sforzo di fantasia; la costrizione non
restringe
l’orizzonte delle strategie narrative dello scrittore, al contrario ne
allarga le «potenzialità visionarie»,
paradossalmente
è «un inno alla libertà d’invenzione»,
capace,
come ha scritto Calvino, «di risvegliare in noi i demoni poetici
più inaspettati e più segreti». Senza dimenticare
che
esiste sempre la possibilità di «une légère
dérive» in grado di distruggere il sistema stesso delle
costrizioni,
uno scarto giocoso e liberatorio che Perec ha chiamato clinamen (nella
fisica epicurea, una deviazione spontanea degli atomi).
Gli scrittori oulipiani sono dei «topi che costruiscono da
sé
il labirinto da cui si propongono di uscire». Quale labirinto?
Quello
delle parole, dei suoni, delle frasi, dei paragrafi, dei capitoli, dei
libri, delle biblioteche, della prosa, della poesia. Nelle ricerche -
ingenue,
artigianali e divertenti - dell’Opificio si possono distinguere due
tendenze
principali: una analitica che si applica a opere del passato per
cercarvi
possibilità spesso insospettate dagli autori (un po’ nello
spirito
che contraddistingue la creazione dei “ready made” di Marcel Duchamp
che,
per altro, fu membro corrispondente del gruppo francese e morì
oulipiano:
anche in questo caso si parte da un testo “già fatto”,
“trovato”,
per metterne in luce le proprietà latenti, i significati
potenziali
attraverso varie tecniche combinatorie) e una sintetica rivolta ad
aprire
nuove vie, ignote agli scrittori precedenti, grazie all’aiuto di
tecniche
matematiche ed esplorando tutti gli aspetti formali della letteratura:
costrizioni, programmi alfabetici, consonantici, vocalici, sillabici,
fonetici,
prosodici, rimici, ritmici e numerici. Lo scopo, per dirla in breve con
Queneau, è quello di «proporre agli scrittori nuove
“strutture”,
di natura matematica oppure inventare nuovi procedimenti artificiali o
meccanici, contribuendo all’attività letteraria: supporti
dell’ispirazione,
per così dire, oppure, in un certo senso, un aiuto alla
creatività».
Fra i numerosi giochi letterari elaborati dagli oulipiani vi sono la
"letteratura definizionale" con cui si trasforma una frase qualsiasi
sostituendo
a ogni parola la definizione che ne dà il vocabolario; il
"metodo
S + 7" che consiste nel sostituire a ogni sostantivo di una frase di
partenza
il settimo sostantivo successivo in ordine alfabetico di un
vocabolario;
l’"omosintattismo" che si realizza scrivendo le parole di una frase una
per una in colonna, sulla sinistra di un foglio; in una colonna
centrale
se ne fa l’analisi grammaticale; quindi in una terza colonna a destra
si
scrive una nuova frase che corrisponde parola per parola all’analisi
grammaticale,
ma totalmente diversa dalla frase di partenza; la "poesia
antònimica",
una tecnica di creazione poetica che consiste nel sostituire a ogni
parola
di una data poesia il suo antònimo, cioè una parola che
ha
significato opposto a quello di un’altra, per cui il verso montaliano:
"Spesso il male di vivere ho incontrato" diventa: "Mai dal bene di
morire
sono scappato".
A fianco dell’OuLiPo nascono in date diverse l'OuLiPoPo (Ouvroir de
Littérature Policière Potentielle), l'OuCuiPo (Ouvroir de
Cuisine Potentielle), l'OuPeinPo (Ouvrier de peinture potentielle),
l’OuCinéPo
(Ouvroir de Cinéma Potentielle), e come si è detto
l’OuMuPo
(Ouvroir de Musique Potentielle). Senza disdegnare opere di teatro e di
altri “generi” espressivi, l’OuLiPo opera anche nel campo informatico
attraverso
l’ALAMO (Atelier de Littérature Assistée par la
Mathématique
et les Ordinateurs), fondato nel 1982 da Paul Braffort e Jacques
Roubaud.
Che cos’è dunque la
“musica potenziale”?
Poiché genericamente è intesa come l’arte di
combinare
più suoni in base a regole ben precise, sembrerebbe
contraddittorio
e privo di significato parlare di una “musica sotto costrizioni”. In
realtà
gli oumupiani sottolineano come i loro esercizi muovono dall’“innata
vocazione
alla libertà” della musica, dalla sua lotta per affrancarsi da
ogni
costrizione.
Alcuni lavori oumupiani sono stati creati utilizzando il metodo
N + 7, altri quello di ridurre un pezzo musicale ad una sola nota, ad
esempio
la nota E in omaggio a Georges Perec e al suo romanzo La
disparition
(1969)
in cui non compare mai la lettera E. Ne L’Auteur se ritire,
composizione
per solo piano, Christopher Hobbs ha applicato un procedimento
lipogrammatico
al lavoro di certi musicisti rimuovendo le note corrispondenti alle
lettere
musicali dei loro nomi, con risultati di un’affascinante goffaggine
ritmica
che evoca suoni di culture primitive.
Il procedimento per sottrazione in ambito musicale non è nuovo,
ha origini lontane. Uno dei “plagiatori per anticipazione”, espressione
“paradossale e provocatoria” coniata per indicare quegli autori che in
tempi precedenti alla nascita dell’OuMuPo hanno usato metodi
“oumupiani”,
è da questo punto di vista Alphonse Allais (1855-1905) autore
nel
1897 di una famosa «Marcia Funebre composta per i funerali di un
grand’uomo sordo». L’elenco dei plagiatori per
anticipazione
comprende, fra gli altri, alcuni compositori franco-fiamminghi dei
secoli
XV e XVI, come Johannes Ockeghem (1428ca-1495ca) la cui musica è
caratterizzata dall’uso dei più complessi artifici e da un gusto
marcato per il ritmo e per le elaborate combinazioni
contrappuntistiche;
Jacob Obrecht (1450 o 1451-1505) e Josquin Desprès (1440ca-1521)
che basano alcune loro composizioni sull’uso della gematria, una
tecnica
della qabbalah per interpretare le parole della Bibbia in base a
criteri
aritmetici; e poi, in epoca più recente, oltre a Arnold
Schönberg
(1874-1951) cui si deve «il metodo di composizione con 12 note
non
imparentate tra loro», incontriamo Percy Aldridge Grainger
(1882-1961)
e Harry Partch (1901-1976), compositore statunitense, inventore di
strumenti,
alcuni ottenuti con l’adattamento di quelli tradizionali, altri
costruiti
con dimensioni e materiali inusitati (claxon, materiali plastici,
ecc.),
spesso basati sulla divisione dell’ottava in 43 suoni.
Il compositore oumupiano John White ha composto dei “machine
pieces”, cioè dei brani come Drinking and Hooting in cui
diversi performers bevono e soffiano in bottiglie secondo una data
procedura
oppure Jew’s-Harp Machine basato sulla continua permutazione
dei
suoni “ging-gang-gung-ho” o ancora Newspaper Reading Machine
dove
i suoni emessi corrispondono ai segni d’interpunzione contenuti in
articoli
di giornale letti durante la performance.
"Révélations et Diversités" è la sezione
finale di una composizione per coro di Andrew Hugill intitolata Les
origines humaines, ispirata alla «grande legge» di
Jean-Pierre
Brisset (1857-1923?). Compreso nell’Anthologie de l’humour noir
(1966) di André Breton, Brisset è considerato uno dei
più
illustri “pazzi letterari”, inventore di un metodo, basato sull’analisi
sonora delle parole, con cui rintraccia la storia delle origini umane e
gli fa sostenere che l’uomo discende dalla rana (la specie umana
è
passata per quattro stadi: quello del girino, della rana, di Dio e
infine
dell’uomo). Per Brisset «tutti i concetti enunciati con suoni
simili
hanno una stessa origine e si richiamano tutti, nel loro principio, a
uno
stesso oggetto». Grazie a questo metodo Brisset sostiene che il
francese
è la lingua originaria dell’umanità.
La partitura scritta da Hugill comprende una “tavola di 324 quadrati”,
divisa in 4 sezioni di 9x9 quadrati. Ogni sezione delimita il campo
d’intervento
dei singoli gruppi corali. Ogni quadrato rappresenta una misura di due
battute e contiene sia il silenzio che gli adattamenti musicali di due
sillabe (una corta, una lunga) consistenti nei fonemi base della lingua
francese arrangiati in modo combinatorio. Ogni cantante interviene a
livello
individuale e volontario dando vita ad una specie di Torre di Babele da
cui emergono le parole e le frasi musicali.
Per concludere accenniamo ad un esercizio di “musicale antonimica”,
elaborato nell’ambito dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale),
gruppo italiano, omologo di quello francese, costituitosi a Capri nel
novembre
1990, attualmente presieduto da Edoardo Sanguineti. Si tratta di
trasformazioni
algebriche di composizioni musicali, ottenute attraverso una
trasposizione
del concetto di antònimo (un elemento che ha significato opposto
a quello di un altro) dalla letteratura alla musica, effettuate
algoritmicamentre
su brani musicali preesistenti. Il Concerto di Vejo di Marco
Maiocchi
ed Enrico Fagnoni è il titolo di un compact disc della Fonit
Cetra
comprendente otto brani proposti nella doppia versione, “normale” e
“antònimica”.
da: KONSEQUENZ, rivista
di musiche contemporanee,
3-4, 2000, pp. 158-163 (redazione: via Duomo 348 - I, 80133 Napoli).
Il testo nasce da un invito provocatorio di Giuseppe Chiari (1926-2007),
compositore e poeta visivo, che all'epoca è nel comitato scientico
della rivista. Per telefono Chiari mi dice pressappoco questo: "Tu che non
capisci niente di musica, perché non scrivi qualcosa di musicale per la
rivista 'KonSequenz'?".
Fra l'altro nel 2010 Chiari mi dedica un acrostico:
che innesca subito la mia replica:
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