Paolo Albani
 
L'ECCITAMENTO


     Non sono un sessuologo, ma credo di poter dire con estrema tranquillità, affidandomi al buon senso, che il sesso, la sfera sessuale riveste un ruolo fondamentale nel benessere di un individuo, e che le difficoltà che si provano nei confronti della propria sessualità sono alla base di una serie di angosce e di frustrazioni che ci portano a formulare pensieri come questi (è un elenco che ho trovato in un sito on line):

 

sono destinato/a a fallire, finirà per sostituirmi con un altro ragazzo/a;

sto diventando grasso/a, non sarò più desiderabile;

sarebbe meglio morire che essere sessualmente così;

se fallisco di nuovo sono una causa persa;

non sono fisicamente attraente come un tempo, non gli/le piacerò più;

non riesco a sentire niente, non sono normale.

 

  Quello su cui vorrei concentrarmi, però, a proposito della sessualità, è l’aspetto dell’eccitamento, perché per riuscire a raggiungere l’orgasmo, il piacere (e non tutti, sappiamo, ci riescono) bisogna in primo luogo – è banale a dirsi – eccitarsi, andare su di giri, scaldarsi o meglio surriscaldarsi eroticamente, e i modi per farlo, per stimolare l’eccitamento, per costringerlo a venir fuori con un guizzo demiurgico sono svariati, a volte singolari e eccentrici, tali da rasentare la perversione, e vanno oltre le coccole e i tiepidi strofinamenti pre-rapporto sessuale che i sessuologi prescrivono alle coppie in crisi che hanno il classico calo del desiderio.

     Il modo in cui ognuno di noi si eccita è uno specchio, una spia significativa della nostra personalità, ne sono convinto. «Dimmi come ti ecciti, e ti dirò chi sei». A riprova di questo, voglio citare uno studio di una sessuologa svizzera, Monika Suter di Ginevra, che ha scritto un interessante libro sull’argomento: L’excitation sexuelle. Quelques cas (L’eccitamento sessuale. Alcuni casi), edito nel 2016 dall’Éditions L'Âge d'Homme.

   La Suter divide la sua ricerca in due campi: da un lato l’eccitamento sessuale «di pensiero», ovvero quello che è frutto di immagini mentali, di fantasie erotiche proiettate sullo schermo privato della nostra interiorità, di raffigurazioni psichiche; dall’altro quello cosiddetto «corporale», provocato da pratiche fisiche, accorgimenti, rituali che coinvolgono il corpo di colei o colui che vuole eccitarsi.

   Nel primo campo la Suter riporta, fra i numerosi casi elencati, il racconto di E.P., un impiegato di banca, che confessa che lui per eccitarsi s’immagina ogni volta l’accoppiamento di due passerotti sopra un ramo ricoperto di foglioline verdi; la cosa che lo eccita in particolare, spiega E.P., è il movimento concitato, frenetico del piumaggio del passerotto maschio mentre monta la femmina. Il maschio sbatte le ali come se fosse un piccolo frullatore, sembra in preda a una specie di delirium tremens. Forse, dice E.P., in un goffo tentativo di auto-analisi, i passerotti hanno un effetto eccitante su di me per un fatto linguistico: il riferimento all’organo genitale femminile che la parola «passerotto» evoca.

   Un altro caso descritto dalla Suter è quello di A.F., giudice di un Tribunale penale federale, che, in tarda età, esattamente da quando è andato in pensione, riferisce che lui per eccitarsi (una cosa lunga, laboriosa, che ha bisogno di tempo) pensa quasi sempre a una diga che si rompe, che si crepa in più punti e d’improvviso cede, si frantuma lasciando fuoriuscire una montagna gigantesca d’acqua, un getto imponente che si abbatte su un immenso prato dove c’è solo una papera bianca che viene travolta e starnazza disperatamente mentre la furia delle acque la trascina lontano. È solo pensando a quella papera bianca, di un bianco quasi abbagliante, una papera che appare e scompare dentro il vortice rabbioso delle onde provocate dal crollo della diga, che A.F. riesce a avere l’erezione.

Altri casi contenuti nel libro della Suter, basato sull’esperienza di alcuni suoi pazienti, parlano di forme di eccitamento sessuale che si concretano in modalità avvincenti, non consuete.

Ad esempio c’è una studentessa che si prepara a un rapporto sessuale immaginando il partner che la colpisce violentemente con una palla da baseball che lei (la ragazza) stoppa al volo in bocca, stringendola fra i denti, con una presa irreprensibile; ci vogliono almeno dieci, quindici colpi e rispettivi bloccaggi della palla in bocca – afferma la ragazza – per avere un eccitamento sessuale adeguato; c’è un’insegnante di materie letterarie che per eccitarsi pensa di essere in un ufficio postale impegnata a leccare francobolli di ogni valore e dimensione; mentre svolge quella mansione, piano piano si rende conto che più aumentano il valore e la dimensione dei francobolli più si fa intenso l’eccitamento sessuale; c’è una guardia carceraria che per eccitarsi pensa di essere avvolto in una bandiera, una bandiera quadrata di colore rosso con una croce greca bianca al centro, e che un’infermiera con la pelle scura, alta e magrolina, dai lineamenti che gli sembrano quelli di una donna etiope, lo prende a calci insultandolo, e gli sputa addosso, e cerca anche di bruciarlo mentre sta lì, avvolto nella bandiera svizzera, impossibilitato a difendersi, ma sulla scena soffia un gran vento caldo, che lui s’immagina venga dall’Africa, forse dagli altopiani dell’Etiopia, vento che impedisce alla donna di accendere la torcia che stringe in mano per dar fuoco alla bandiera; c’è poi un giovane operaio edile che, per eccitarsi quando sta sul divano con la sua ragazza, pensa di manovrare una gru, di quelle gru piazzate sopra i camion, la fa allungare a dismisura, salire in altezza, sempre di più, di più; quando la gru raggiunge un apice vertiginoso, che sembra lunga più di un chilometro, lui dice che sente muoversi nel basso ventre un gran sfarfallamento ormonale, un calore arrapante intorno alla zona erogena del pene che non riesce a contenere, è fortissimo; comprende allora, grazie al piacere che lo pervade e gli provoca spasmi continui, di essere pronto per l’amplesso.

Quanto ai casi di eccitamento sessuale corporale studiati dalla Suter, mi limito qui a citarne soltanto uno, più che sufficiente a restituire la problematicità che investe il nodo dell’eccitamento nella sfera sessuale.

Si tratta del caso di R.G., un pilota di aerei di linea, che racconta che per eccitarsi, prima di avere dei rapporti sessuali, lui appoggia il membro sopra un tavolo con il piano di legno, dopo di che chiede alla partner (questo giochetto, dice, lo fa di solito nelle suite degli alberghi con una hostess in servizio sull’aereo da lui pilotato) di prendere un coltello ben affilato, di quelli per tagliare la carne (è lo stesso R.G. a fornire il coltello alla hostess di turno), poi la invita a colpire con la punta del coltello prima il lato che sta a destra del suo membro, poi quello a sinistra, in un movimento alterno sempre più veloce, più veloce, più veloce, zac zac zac zac, come in genere si fa in quelle assurde prove di coraggio che consistono nello sfiorare le cinque dita di una mano aperta con un oggetto appuntito, fino a quando la partner – la cui fronte quasi sempre, mentre vibra il coltello vicino al membro del pilota, s'imperla di goccioline di sudore – non vede che il membro si è ingrossato, è diventato duro, solo allora R.G. dice di ritenersi in grado di avere un rapporto sessuale completo e soddisfacente. Altrimenti, senza quell’esercizio, per altro rischioso, del coltello che sfiora velocissimo il suo membro a destra e a sinistra, in un’altalena da brividi, R.G. non riesce a eccitarsi. Niente, il suo membro non dà segni di vita, resta floscio.



P.S. Sapete come si eccitava Niccolò Tommaseo (1802-1874), il cui nome è legato al Dizionario della Lingua Italiana, scritto insieme a Bernardo Bellini? Il Tommaseo, «egregio puttaniere», così lo soprannomina Carlo Dossi («Manzoni udendo tale una sera imbrodolare di doti il dalmatino [Tommaseo nasce a Sebenico in Dalmazia, ndr], saltò su a dire “l’è ora di finirla con sto Tommaseo, ch’el gha on pè in sagrestia e vun in casin”»), quando entrava nel bordello, chiedeva alla fantesca: «C’è la candela?». Poiché il «serafico poetuccio» che «chiamava le mammelle “le ali dell’uccello”», per eccitarsi al sacrificio venereo aveva bisogno di una candela di sego nell’ano (Carlo Dossi, Note azzurre, a cura di Dante Isella con un saggio di Niccolò Reverdini, Adelphi, Milano 2010, pp. 615-616).



novembre 2018

_________________________________________

Per andare o tornare al menu dei miei raccontini del mese cliccate qui.



HOME   PAGE    TèCHNE    RACCONTI     POESIA VISIVA

ENCICLOPEDIE   BIZZARRE    ESERCIZI   RICREATIVI    NEWS