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AH, CHE REBUS!
CINQUE SECOLI DI ENIGMI FRA ARTE E GIOCO IN ITALIA

a cura di Antonella Sbrilli e Ada De Pirro

16 dicembre 2010 - 8 marzo 2011

Istituto Nazionale della Grafica



Palazzo Poli (Fontana di Trevi)
Roma



Catalogo Gabriele Mazzotta

La mostra mette a confronto l'antico e il moderno, in un viaggio
di andata e ritorno tra arte e rebus dal Cinquecento a oggi,
con rimandi continui fra il gioco e l'espressione artistica.

Per un'ampia scheda sulla mostra cliccate qui.


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Paolo Albani
Rebus delle cinque del pomeriggio (2, 4, 8, 2, 2), 2004-2010
cm 37x37x8, oggetti vari dentro teca di plexiglas


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Paolo Albani (Marina di Massa 1946) è legato all'Opificio di Letteratura Potenziale (OpLePo) e continuatore, dal 1985, della storica rivista "Tèchne". In essa ha pubblicato esempi storici di rebus, dalla lettera di Lewis Carroll in cui alcune parole sono sostituite da disegni, ai proverbi-rebus del francese Georges Perec. Il suo interesse per questo gioco "è legato in primo luogo alla sua natura di indovinello visivo basato sulla combinazione fra parole e immagini, procedimento che ritroviamo, sia pure con altre modalità, nella poesia visiva. Non a caso fra gli antenati della poesia visiva sono citati i sonetti figurati". Inoltre il rebus è un gioco e come tale si presta a interventi sulle regole, che possono essere infrante con fantasia e anche "messe in burla". Di quest'opera, "o meglio operetta se ne consideriamo la dimensione fisica e la frivolezza concettuale", Albani racconta l'origine e la tecnica: "Una prima versione di Rebus delle cinque del pomeriggio (2, 4, 8, 2, 2) è nata in preparazione di una piccola mostra che si sarebbe tenuta a Firenze nel 2006 nello spazio per l'arte, la cultura e la comunicazione BZF, spazio che ospitò la prima tipografia della Vallecchi, quella in cui Soffici stampò i suoi Chimismi lirici, intitolati appunto Bzf." Il rebus, inizialmente con molte lettere alfabetiche e soltanto due oggetti (un pezzetto di corda e una bustina di tè), faceva parte di diciotto oggetti verbo-visivi dedicati al cibo, in sintonia col tema di quella mostra. "Successivamente ne1 2009-2010 ho aggiunto al rebus, la cui facile soluzione è Mi sono scordato di te, altri oggetti: il MI è diventato un frammento di spartito musicale con la omonima nota, SONO un campanello da tavolo (da sòno, forma popolare o letteraria di suono) e DI un giorno del calendario, considerando ininfluente 1'accento sul dì. Inoltre ho messo l’opera dentro una bacheca di plexiglas lasciando un piccolo foro rotondo in corrispondenza del campanello affinché l'osservatore, volendo, lo possa suonare." (Dalla scheda del catalogo della mostra).

Per leggere l'articolo di Franca Rovigatti, uscito su il manifesto del 21 dicembre 2010, in cui si parla di poesia visiva e rebus, cliccate qui.



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